Lunedì 6 novembre – Primo incontro di formazione

Riprendono alle ore 19 di lunedì 6 novembre, nella sede della Misericordia Roma Centro, a Via Basento, 100 (vicino Piazza Buenos Aires, alias piazza “Quadrata”), presso la Parrocchia di Santa Maria della Mercede e S. Adriano, i nostri incontri di formazione.
Solito programma:

ore 19 appuntamento
a seguire catechesi della Confraternita

ore 20 Santa Messa

ore 20.30 cena insieme offerta dalla Confraternita ospitante

A Santa Dorotea la notte dei Santi con la Comunità Gesù Ama – da Romasette

La celebrazione eucaristica con il vescovo Gianrico Ruzza, quindi l’evangelizzazione di strada. Il presule: «Qui è il luogo in cui dobbiamo portare il Vangelo, sulla strada polverosa»

“Keep calm and be light”. Una scritta bianca su fondo giallo la sera del 31 ottobre campeggiava sulla chiesa di Santa Dorotea, a Trastevere: “Sta’ calmo e sii luce”. Un invito a entrare in chiesa per l’adorazione eucaristica nella notte che ormai è diventata di mostri e streghe. Ma non tutti sono d’accordo. «Sono italiana e sono cristiana, perché dovrei festeggiare Halloween?”, domanda Alessandra, della Comunità Gesù ama che martedì 31 ottobre ha organizzato una serata di evangelizzazione in strada. Alessandra ribadisce con forza: «Non è la nostra cultura. Questa è la notte di Ognissanti». E non chiamatela anti Halloween: «Vogliamo raccontare il nostro incontro con Dio», spiega il fondatore Ciro Fusco. Il vescovo del settore centro Gianrico Ruzza ha celebrato la Messa, prima che i ragazzi si avviassero per le stradine del rione romano, e durante l’omelia non si è stancato di ripeterlo: «Non stiamo combattendo una crociata, proponiamo una vita». Il parroco di Santa Dorotea fra Umberto Fanfarillo, dei Frati minori conventuali, ha ringraziato la Comunità: «Questo spazio è terreno da irrigare da coltivare, terreno che ha bisogno di acqua e di vita. Faccio un appello: la vostra deve essere una presenza che deve essere accolta nella comunione, nella fraternità. Sono felice che siate qui a Trastevere, mi auguro siate anche nelle altre parrocchie».

Il centro, ha detto Ruzza, è una zona particolare: «Come zona pastorale ci siamo radunati una settimana fa per riflettere su come essere presenti in un centro storico, questa è anche una vetrina. Bisogna incontrare le persone per come sono, per come si presentano, con le loro domande. L’uomo che si fa le domande è un uomo che ha già la fede dentro di sé. Stasera in giro ci saranno ragazzi che stanno sfuggendo dalla festa di Halloween, oppure che stanno per per andarci. Provochiamoli». Qui, ha proseguito, «è il luogo in cui dobbiamo portare il Vangelo, sulla strada polverosa, perché lo è», ha scherzato rivolgendo una piccola frecciata all’amministrazione. «Domani forse lo scriveranno, ma non è questo il punto». Per il vescovo è importante tornare riflettere su che cos’è la festa dei Santi. «Non è un caso che sia collegata alla morte, i morti si ricordano il giorno dopo. Oggi viviamo in una cultura che vuole cancellare la morte. I bambini di oggi non devono conoscere la morte, ma il 31 ottobre si devono vestire con i segni della morte. È il paradosso di questo tempo». Con la morte, ha proseguito, oggi è al bando anche la morte sulla croce. «Invece dobbiamo gioire, esultare, perché noi domani, ma già stasera, celebriamo la vittoria di Cristo sulla morte».  I santi, ha proseguito «sono testimoni della vita di Gesù».

Dopo la Messa e l’adorazione eucaristica, i ragazzi sono andati dai passanti dandogli un foglietto con scritto “Sii luce, per te stesso, per gli altri, nonostante le correnti del mondo, che possono trascinarti lontano o le mode del momento”. Quindi li hanno invitati a entrare in chiesa e a scrivere una preghiera, «qualcosa di personale per fermarsi a riflettere», spiega Fusco: «Per questo abbiamo messo delle ceste davanti all’altare, dove le potessero posare, accanto un altro cesto dove prendere delle frasi del Vangelo. Dio ha una parola giusta per tutti». Non è facile convincere così su due piedi qualcuno a lasciare la propria serata per fermarsi a pregare: «Anche se ci riuscissimo con una persona sola per noi sarebbe comunque una gioia», rimarca Alessandra. Pochi minuti dopo c’è già qualcuno che entra in chiesa e comincia a scrivere. Per monsignor Ruzza i giovani hanno bisogno d’amore per se stessi e per gli altri: «Perché mascherarci da persone sorridenti se non abbiamo capito il senso della vita? Un’ipocrisia. Una maschera per mostrarci felici quando non lo siamo».

2 novembre 2017

NOTTE DEI SANTI 2017

A Roma nella centralissima Santa Dorotea, la notte dei Santi, giunta alla sua quarta edizione è stata aperta dalla celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di settore, mons. Gianrico Ruzza. “Affidate a Dio la nostalgia d’amore che provano i lontani che incontrerete e ditegli che ciò che vi ha cambiato l’esistenza è la misericordia di Dio Padre” è stato il mandato con cui mons. Ruzza ha inviato i missionari per le vie di Trastevere. “Fate come i Santi, che hanno creduto nella Potenza dell’amore di Dio Padre – ha aggiunto mons. Ruzza -e hanno capito che la vita vale la pena di essere vissuta nella luce di Gesù”. 

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VIVERE IL VANGELO – XXXI Domenica del tempo ordinario

Banner-Vangelo-23-Febbraio02.11.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma.

La ricerca di una legge che possa giustificarci, di un ordine che sia migliore degli altri, fa parte dell’uomo che vive centrato su sé stesso, cercando anche attraverso la sua “religiosità” di essere superiore agli altri, di realizzarsi in qualche modo. Anche usando la religione. Ancora oggi infatti esistono scribi e farisei, come al tempo di Gesù: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente”, li descrive Gesù nel brano del Vangelo di Matteo di questa domenica.

Un uomo così, non porterà mai nessuno alla fede, né alla Chiesa, anzi lo farà allontanare: malgrado i tanti rituali e le (apparenti) devozioni a cui si sottopone. Perché la fede è ben altra cosa! Non è certo una serie di obblighi e interminabili rituali, se questi sono privi dello Spirito di Cristo.

L’incontro con Cristo infatti non ci mette altri pesi, ma ci libera dai nostri sensi di colpa, da tutti questi “pesanti fardelli” che sono segno soltanto dell’uomo vecchio, di un uomo che non ha mai incontrato l’Amore di Gesù. Da questo incontro rinasciamo come creature nuove, rigenerati dal Suo Amore che non pretende nulla, ma tutto dona.

Ecco perché Gesù alla fine del brano del Vangelo ci annuncia che “chi sarà grande, si farà servo”: perché ormai la vita vera l’ha trovata, la perla preziosa, il senso della sua vita l’ha trovato e non ha più bisogno di doversi mettere al primo posto. Dell’ammirazione e della stima degli altri non sa che farsene.

Come San Paolo che esclama nella lettera indirizzata ai Filippesi: “Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede”.

Il nostro “sacro retaggio”, invece del festival della morte

Contro le tentazioni del fenomeno di massa Halloween, proposte per celebrare una festa tramandata dai padri

MONS. ANTONIO INTERGUGLIELMI – Direttore delle Confraternite di Roma.

Si avvicina la Festa di tutti i Santi e anziché festeggiare il Signore per questa meravigliosa chiamata che accomuna i cristiani, si assiste al sempre più diffuso espandersi della “festa” di Halloween. Diffusione legata, come tutti i fenomeni di massa, a questioni di marketing e di profitto, che ci invita a riflettere non solo sul fenomeno della perdita della fede, ma anche sui fenomeni “di massa”, che mostrano sempre un vuoto diffuso di idee e di capacità critica.

Si tratta cioè di non avere la capacità critica di saper analizzare quello che ci viene proposto e pubblicizzato. La perdita di questa autonomia diciamo “intellettuale” fa sì che si diviene facilmente “manovrabili”: il mostruoso diventa simpatico, la violenza è mascherata da gioco, il demoniaco entra nel nostro modo di pensare. In punta di piedi.

E’ evidente che basterebbe poco per rendersi conto che ci troviamo dinanzi non solo ad una tradizione a noi del tutto estranea, ma anche a simboli e riti connotati da profonda crudeltà, ignoranza e inciviltà.

La cosiddetta festa di Hallowen, come ormai noto a tutti, si fonda su riti pagani delle popolazioni celtiche; queste credevano che, per allontanare gli spiriti del male, si dovessero compiere dei rituali che comprendevano orge, riti sanguinari, abuso di bevande alcoliche, offerta di sacrifici umani: una specie di festival della morte in onore di divinità pagane.

Dietro l’apparenza giocosa delle famose zucche (che rappresentano la testa di un morto), si propagandano così delle idee oscurantiste e violente: niente di meno adatto dunque per essere insegnato ai bambini nelle scuole, dove questa tradizione la fa oramai da padrone in questo periodo.

Senza rendersene conto si insegnano riti e si accettano tradizioni di radice demoniaca e malefica: Halloween è divenuta così un’occasione per propagare una ideologia esoterica o, peggio, anche satanica. Tutto questo avviene ovviamente con una parvenza di “simpatico carnevale”. Con Halloween si “camuffano” le cose e il messaggio che con esse si vuole diffondere: farle sembrare simpatiche e innocenti, nascondendo quello che sono in realtà, dandogli un’apparenza di gioco e di festa.

Questo è proprio il modo di agire del demonio, che scambia il male per bene: un modo di agire che è ben descritto nel bellissimo libro Le lettere di Berlicche, di Clive Staples Lewis. Lo scrittore inglese nella prefazione del libro esprime un concetto che ben si adatta al fenomeno di cui stiamo parlando: “Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali si può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è quello di non credere alla loro esistenza. L’altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d’ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago”. Sublime paradigma di questo modo ingannevole d’agire sono le tentazioni di Gesù nel deserto, nelle quali il maligno usa la Parola di Dio per cercare, invano, di ingannare il Nostro Salvatore (Vangelo di Luca capitolo 4, 1-13).

I genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e i catechisti, sono chiamati per primi ad informarsi su cosa propongono nel loro delicato compito di educare e formare le coscienze: sono loro che devono difendere i più vulnerabili, appunto i bambini e i giovani, da questa influenza negativa. La reazione di noi cristiani dev’essere però soprattutto in positivo: rivalutare la bellissima festa di tutti i Santi, che fa parte della nostra cultura millenaria e di una tradizione fondata sulla carità, l’amore e la fratellanza.

In tante Diocesi la sera del 31 ottobre si moltiplicano gli incontri e le Veglie in preparazione della festa di tutti i Santi. Così a Roma, ad esempio, martedì sera nella Parrocchia di Santa Dorotea a Trastevere, dove è stata organizzata una Veglia di preghiera in onore della “Notte dei Santi”, presieduta dal Vescovo Gianrico Ruzza, Ausiliare del Settore Centro della Diocesi: adorazione eucaristica ed evangelizzazione di strada chiamata appunto Holy ween, cioè “sacro retaggio”, la fede tramandata dai Padri. 

Non è più attraente e importante ritrovare queste tradizioni, piuttosto che inneggiare alle teste di morto, alle falci e ai riti sanguinari?

HOLY WEEN – LA NOTTE DEI SANTI – RASSEGNA STAMPA

da “IL GIORNALE” del 31 ottobre 2017 – pagina 18

Fioccano le iniziative nella diocesi di Roma. Nella chiesa di Santa Dorotea in Trastevere si terrà una messa presieduta dal vescovo Gianrico Ruzza; a seguire, adorazione eucaristica ed evangelizzazione in strada. A San Tommaso d’Aquino i bambini sono invitati a vestirsi da un santo o da angioletti e a festeggiare così la solennità di Ognissanti.

 A Milano, la pastorale giovanile promuove la «Notte dei Santi: Vedrai che città». «La notte dei contrasti e dei carismi si legge sul sito della diocesi più grande del mondo chiederemo agli adolescenti di percorrere le strade che segnano il nuovo skyline di Milano e che raccolgono la movida dei giovani milanesi, ma che nascondono il bello di una città che sa ancora diffondere la gioia del Vangelo». I giovani milanesi passeranno di via in via, per portare conforto a chi vive in situazioni di disagio e povertà…

RIUNIONE GENERALE ASSEMBLEA DELLA CONFRATERNITA

Si è svolta la riunione generale della Confraternita. Nutrita partecipazione delle Consorelle e dei Confratelli. Deliberazioni adottate all’unanimità:

  1. Priore e Direttivo prorogati di sei mesi;
  2. Ultima domenica del mese Messa comunitaria alle ore 11 con omelia del Parroco e catechesi dell’Assistente Spirituale. Segue pranzo comunitario;
  3. Costituzione dell’Associazione Amici di Sant’Antonio per tutti coloro che non fanno vita confraternale ma usufruiscono dei locali della Confraternita;
  4. Pagamento della quota mensile: tutti devono mettersi in regola.

Relazione del Piore della Confraternita presentata nella riunione elettiva del 27 ottobre 2017.

 

Venerabile Arciconfraternita Sant’Antonio in Trastevere

via di Santa Dorotea, 23

00153 Roma

Relazione del Piore della Confraternita presentata nella riunione elettiva del 27 ottobre 2017.

ASSEMBLEA ANNUALE DELLA CONFRATERNITA DI SANT’ANTONIO DI PADOVA

ROMA 27 OTTOBRE 2017

 Relazione morale e finanziaria

Care Consorelle, Cari Confratelli, Cari amici e simpatizzanti.

 

Il triennio è trascorso in un attimo e già ci ritroviamo per l’assemblea elettiva e fine mandato.

Per una piccola associazione come la nostra la relazione morale e finanziaria non chiedono certo tempo eccessivo, perché ben conoscete la consistenza numerica e finanziaria della Confraternita, ma è sempre opportuno per qualsiasi associazione, anche la più piccola, ritrovarsi per un momento di riflessione su quanto operato, per capire se si è lavorato bene, per decidere le iniziative per il nuovo triennio e quelle magari a più lunga scadenza, se pure con le limitate forze che si posseggono.
E’ stato, quello appena trascorso, un triennio sereno e proficuo per la Confraternita, nel quale abbiamo rafforzato e consolidato mediante numerosi incontri la fratellanza e l’amicizia che ci unisce.

Il triennio è stato per me il primo in qualità di Priore e voglio come prima cosa dirvi che ho trovato una convinta collaborazione nei confratelli del direttivo che desidero quindi ringraziare di fronte a tutti voi.

Veniamo alle cose fatte.

Abbiamo risistemato i locali della Confraternita e ripristinata la sala che consente a chi ne ha voglia di poter passare dei momenti di svago con il gioco delle carte. Abbiamo sistemato anche il televisore per chi volesse utilizzare. Inoltre è stata sistemata la cucina ed abbiamo più volte apprezzato i manicaretti preparati dalle nostre consorelle.

Abbiamo realizzato per tre anni la festa di Sant’Antonio dandogli un connotato più consono al nostro quartiere. Particolarmente apprezzati sono state le rappresentazioni teatrali a Piazza Trilussa, gli spettacoli degli sbandieratori che hanno riempito di suoni antichi le vie di Trastevere ed anche i fuochi di artificio. Inoltre il triduo ed i Vespri solenni cantati dai Confratelli e dalle Consorelle in abito corale sono stati particolarmente apprezzati.
Abbiamo presenziato all’ormai tradizionale appuntamento di luglio per le feste della Madonna del Carmine o de Noantri dove abbiamo contribuito anche alla buona riuscita della stessa manifestazione.

Siamo stati in prima fila sia nelle Via Crucis per il Centro Storico che in tutte le iniziative dell’Ufficio Confraternite del Vicariato. Va dato atto al confratello Alessandro Guarracino di aver partecipato a tutte le riunioni tenutesi al Vicariato e di aver preso parte a tutti gli incontri del lunedì.

Le cene di Confraternita che si sono svolte in questo triennio sono state sempre un momento di fraternità e di amicizia che ha contribuito a rendere più omogeneo il gruppo.

Ma veniamo al futuro;

Occorrerà potenziare, se vi riusciremo, due attività un po’ trascurate e cioè la riunione mensile con la Messa comunitaria da tenersi in una domenica del mese e le attività caritatevoli cui siamo stati abbastanza carenti.

L’unità della Confraternita non si ha solo attraverso le cene, seppur sempre gradite, ma anche e soprattutto attraverso la preghiera. Occorrerà a mio parere individuare anche qualche momento più strettamente spirituale e/o religioso per dare alla Confraternita una identità sicura.

Altra cosa, già deliberata dal Direttivo, sarà la realizzazione della nuova portantina del Santo. Una portantina più leggera con un baldacchino più leggero sono stati l’ultimo obiettivo del governo uscente.

E’ stata una scelta non solo saggia ma anche imposta dal fatto che, anno dopo anno, fatichiamo ad avere un numero elevato di portatori che possano garantire l’intero percorso della processione. Una portantina leggera significa anche meno uomini sotto.

Come vedete di lavoro da fare ce n’è moltissimo ed il prossimo governo della Confraternita avrà un bel da fare ma, sono certo, avrà l’aiuto di tutti.

Per quel che mi riguarda ritengo, che il mio mandato da Priore finisca con questa riunione. E’ giusto che altre persone facciano la mia stessa esperienza. Continuerò, se l’assemblea lo vorrà, a far parte del Direttivo ed a dare la mia collaborazione senza mai tirarmi indietro come ho sempre fatto.

Grazie a tutti, buon lavoro.

Il Priore

Ezio Falini

 

 

VIVERE IL VANGELO – XXX Domenica del tempo ordinario

slide_522.10.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma.

Una vita senza amore è una vita sprecata.
Per questo il Signore cerca l’uomo, gli manda profeti e segni, come aveva già fatto con il popolo d’Israele, un popolo di “dura cervice”, come dice a Mosè dopo che il popolo che non voleva aspettare i tempi di Dio, si costruisce un vitello di bronzo. Così come facciamo tante volte anche noi, convinti che la felicità ce la possiamo costruire da soli, senza Dio.
Per aiutarlo, il Signore porta il suo popolo nel deserto, perché conoscesse cosa c’era nel loro cuore: anche noi alcune volte abbiamo bisogno di trovarci in un “deserto esistenziale”, in un vuoto, una delusione. Non sono incidenti di percorso, né punizioni divine, ma “occasioni” per ricominciare ad entrare in una vita più vera, in cui possiamo Amare e quindi riscoprire la gioia vera.

I due comandamenti che Gesù annuncia nel Vangelo di questa domenica, sono una speranza per noi oggi, perché ci mostrano che c’è una strada per la felicità: amare Dio e amare i fratelli, questa è la via per essere oggi felici. La più difficile, certo, ma del resto sempre le cose facili valgono poco. Ma la più naturale, se diamo spazio a Dio, se ci facciamo conquistare da Lui. Che anche oggi sta cercando ciascuno di noi.

Conoscere Dio e Suo figlio Gesù Cristo vuol dire conoscere la fonte dell’Amore, trovare il senso delle cose che facciamo e ricevere la capacità di Amare gli altri; non volerli cambiare o strumentalizzarli per noi, in una specie di amore che invece è solo egoismo, ma essere capaci di accettare gli altri così come sono, proprio come fa il Signore con noi.

Scoprire questo amore cambia tutto: puoi accettare tuo figlio così com’è, disposto a comprenderlo e ad aiutarlo, puoi riconciliarti con tuo marito o con tua moglie, anche se hai ragione, perché non sceglierai più la giustizia e le tue ragioni, ma l’amore, quello che si dona per l’altro. E con Amore, potrai anche fare il lavoro più noioso od umile, ma lo farai con gioia.

Questo è l’Amore di cui ci parla oggi Gesù, questa la strada che Lui ci dona per essere finalmente felici.