Il Vangelo di Matteo di questa domenica sembra parlare di un’utopia: come posso sempre perdonare? Come posso accettare le ingiustizie che mi fanno sul lavoro, i tradimenti, la falsità? Per quanto mi sforzi non riesco! Forse posso riuscire a non vendicarmi…ma perdonare, fare del bene ai miei persecutori…eh quello proprio no!
Ma allora Gesù ci chiede una cosa impossibile? Ci mette un peso che non possiamo portare?
E’ Gesù stesso che ce lo spiega con la parabola del servo spietato. E’ anche la spiegazione di quello che recitiamo nel Padre Nostro, quando tutti diciamo “perdona a noi, come noi perdoniamo ai nostri debitori…”.
Perché lo recitiamo? E solo uno slogan, un “modo di dire…?
Come spesso accade, sbagliamo la prospettiva: il perdono, come dice la parola, è un dono di Dio, non è nelle nostre capacità, non ce la possiamo fare da soli. E’ un desiderio, che nasce dal sapere che la nostra chiamata, come cristiani, è vivere in comunione.
La Volontà di Dio, per noi è la “comunione”: per questo Lui ti aiuterà, di darà lo Spirito per fare quello che tu da solo mai e poi mai potresti compiere.
Ma il desiderio di perdonare nasce dall’esperienza del perdono che noi riceviamo sempre dal Signore: un perdono senza limiti, senza condizioni, con una fiducia che qualche volta ci scandalizza, perché noi non l’abbiamo neppure con noi stessi.
Fare questa esperienza è quella che ci ricrea nel profondo: poter perdonare, ci dona una Pace che non si può paragonare a nulla, perché è un seme di “vita Eterna”.