Difficile il discorso di Gesù del Vangelo di oggi: “il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Non si può comprendere senza gli occhi della fede, che permettono di vedere oltre le apparenze: c’è in ciascuno di noi una vita dello Spirito, della nostra anima, che ha bisogno di essere alimentata, nutrita, saziata. Che ha bisogno di un “pane” per vivere, altrimenti deperisce e può anche morire: e questo pane è Cristo.
Leggiamo negli Acta Martyrum che Saturnino – un cristiano che insieme a Dativo e altri nella colonia di Abitina in Africa subì il martirio da parte di Diocleziano – nell’interrogatorio davanti al proconsole Anulino esclamò: “noi cristiani non possiamo stare senza l’eucarestia domenicale (sine dominico non possumus)”.
Di tante cose ci riempiamo la vita, trascorriamo tempo in molte attività, ci occupiamo giustamente con impegno a curare il nostro fisico e a mantenerci in salute.
Ma abbiamo tutti anche un’anima, dove Cristo solo ci può dare quel nutrimento che ci dà la vita interiore, quella vita con cui siamo in Pace con noi stessi e con gli altri.
Quando abbiamo sperimentato gli effetti di questo cibo, nulla diviene più importante, niente è così prezioso.
“Bone pastor, panis vere, Jesu, nostri miserere: Tu nos pasce, nos tuere, tu nos bona fac videre
in terra viventium”: Buon Pastore, vero pane, o Gesù pietà di noi, nutrici e difendici portaci ai beni eterni nella terra dei viventi.
Così canteremo nella sequenza del Corpus Domini.